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Il Sindaco vuole il tesoretto della Casa di Riposo M. Zanchi

Sono note le vicende che hanno coinvolto la casa di riposo, meno chiare sono le cause che hanno portato la situazione di conflittualità presente all’interno della RSA.

Non si sono capite le dimissioni di tutto il Consiglio di Amministrazione (CdA) con la rielezione degli stessi consiglieri ma con un nuovo presidente, mentre il Sindaco si dichiarava estraneo alla vicenda.

Dispiace ora sapere che c’è chi lancia il sasso e poi nasconde la mano, ma purtroppo è quanto successo.

La RSA M. Zanchi è riconosciuta come una delle migliori residenze per anziani della provincia di Bergamo, ha un personale attento e qualificato ed una buona gestione che ha permesso di accantonare un bel gruzzoletto che ha suscitato l’interesse dell’amministrazione.

Questa risorsa economica poteva risolvere l’annosa questione di Villa Paglia che da decenni attende di essere ristrutturata, non si poteva finire un’altra legislatura senza un progetto spendibile.

Ecco che il Sindaco pretende dal CdA della casa di riposo che ampli il proprio ruolo e si faccia carico della ristrutturazione di Villa Paglia, ma con un certo livore si accorge che non tutti concordano su questa scelta.

Stupisce la richiesta fatta dal Sindaco al CdA, ma ancor di più stupiscono le dichiarazioni fatte durante il consiglio comunale in cui si è discusso della situazione della RSA.

Il Sindaco con grande senso delle istituzioni e rispetto per la verità dichiarava che il suo unico compito era permettere la continuità della gestione RSA con l’elezione del nuovo CdA e rispettando l’intangibilità dell’autonomia del CdA mai ne prima ne dopo si sarebbe permesso di intervenire nelle decisioni del consiglio di amministrazione della casa di riposo.

Purtroppo la sua pesante intromissione nelle scelte del CdA ha portato conflittualità e polemiche, critiche alla gestione economica e del personale.

Ora i problemi legati alla pandemia si stanno risolvendo e il bilancio economico della RSA deve essere affrontato con lo spirito di chi gestisce un bene della comunità e non con l’interesse di chi vuole avere disponibilità del tesoretto.

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